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A C C O R D O F I S C A L E T R A S V I Z Z E R A E D I T A L I A
N E S S U N D O R M A !
Come ormai noto tra la Svizzera e l’Italia è stato già siglato un pre-accordo in materia fiscale che andrà a modificare sensibilmente l’attuale Convenzione bilaterale per evitare le doppie imposizioni fiscali del lontano 1976. Le nuove disposizioni, una volta firmato ufficialmente l’Accordo (dovrebbe avvenire in febbraio), consentiranno - già dal prossimo mese di marzo - il così detto “voluntary disclosure” e cioè il meccanismo che prevede l’autodenuncia dei capitali depositati nella Confederazione da parte di contribuenti italiani con il pagamento delle imposte dovute oltre agli interessi legali e con sanzioni ridotte, nonché lo scambio di informazioni finanziarie – su richiesta – anche su singoli contribuenti. Solo successivamente, dal 2017, quando andrà in porto il negoziato tra Svizzera ed Unione Europea, si applicherà poi lo scambio automatico di informazioni secondo gli standard previsti dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Limitandoci solo a questi aspetti dell’Accordo fiscale - tralasciando gli altri punti che riguarderanno i lavoratori frontalieri e la questione di Campione d’Italia e che verranno definiti in un secondo tempo – ritengo che sia utile ricordare che queste novità riguarderanno soprattutto, ma non solo, quei contribuenti italiani con scheletri, taglia XXL, negli armadi e cioè i grandi evasori fiscali ma anche coloro che hanno negli armadi degli scheletrini, taglia S. Ovvero coloro che, sia pure per sbadataggine o superficialità oppure per non conoscenza della legge, si trovano comunque a non essere in regola con le norme già previste dalla Convenzione fiscale del 1976. Penso, per esempio, a quegli emigrati che in Italia sono proprietari di un bene immobile o titolari di conti bancari/postali; penso ancora agli ex emigrati italiani che rientrati in Italia hanno mantenuto un conto bancario in Svizzera dove, magari, vi riscuotono una pensione dell’AVS e/o della Cassa pensione o, addirittura, possiedono nella Confederazione un bene immobile senza averli mai dichiarati al fisco italiano.
Pertanto, anche se in un contesto ovviamente del tutto diverso, pur senza voler creare allarmismo, credo sia giusto lanciare l’invocazione “Nessun Dorma” - contenuta nella Turandot di Giacomo Puccini - affinché chi ritiene di non essere in regola con il fisco italiano o svizzero, avendo qualche scheletrino nell’armadio, rifletta al più presto sui maggiori rischi di venire scoperti che potrebbero esserci con l’entrata in vigore tra Svizzera ed Italia delle nuove norme fiscali e quindi sulle eventuali conseguenze. Riflettere, cioè, se non convenga approfittare, da un lato, di questa nuova opportunità di autodenuncia fiscale sul fronte italiano…… oppure liberarsi al più presto degli scheletrini e, dall’altro, di avvalersi dell’autodenuncia già introdotta dal 2010 nel sistema fiscale elvetico. A quest’ultimo proposito, dai dati statistici pubblicati recentemente dalle autorità fiscali svizzere risulta che nella Confederazione, dal 2010 al 2014, vi sono state ben 25'138 autodenunce (nel 2010: 5’597 autodenunce; 2011: 4’564; 2012: 3'947; 2013: 5'290; 2014: 5'740).
Dino Nardi (uimeuropa@bluewin.ch)
Zurigo, 29 gennaio 2015
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